La macchina nella cultura e
società moderna occupa un ruolo contraddittorio. Dalla sua nascita sino ad oggi,
la macchina pare generare una tensione emblematica nella sua natura. Se da un
lato la macchina è stata ciò che ha permesso di andare ‘oltre natura’ e
migliorare, ad esempio, la qualità e la durata della vita (Rogoff, 2012), dall'altro
esistono casi in cui la macchina ha permesso di andare ‘contro natura’,
generando dubbi e dibattiti sull'etica del suo utilizzo. Dal mito classico di
Pasifae – in cui la macchina permette allo stesso tempo di andare ‘contro
natura’ e ‘generare mostri’ (il Minotauro) – ai più recenti dibattiti sul ruolo
dell’automazione nel lavoro (Pinna, 2014), il ruolo della macchina pare essere
quello di ‘lama a doppio taglio’ all'interno della società e della cultura. La
macchina può generare problematiche inaspettate ma anche essere strumento del
progresso. Il progresso viene dal latino progressus -us, der. di progrĕdi e
significa «andare avanti, avanzare». A questo proposito, se il progresso
è ‘andare avanti’, il quesito da porsi è ‘andare avanti’ verso quale direzione?’
La risposta sta nella sottile linea tra ‘oltre natura’ e ‘contro natura’.
Tale linea può essere vigilata dall'etica, dall'intenzione e dall'input che si
introduce nella macchina. Tale input è (per ora) soggetto al libero arbitrio
umano. Dunque la macchina può essere considerata riflesso ed estensione dell’intenzione
umana e della sua società.
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